UP! Available in stereoscopic 3D
Come ormai tradizione (mi è sfuggita solamente la recensione personale di Wall-E), riporto sulle pagine del blog la mia opinione sull'ultimo lungometraggio di casa Pixar, Up. Il film, che ha aperto quest'anno la prestigiosa kermesse a Cannes, è il decimo nato degli studios di Emeryville, presentato sia nella versione originale bidimensionale, sia in quella stereoscopica 3D, per cui l'aggiornamento non mi ha particolarmente impressionato, limitandosi principalmente ai fondali.

I fondali sono un elemento particolarmente riuscito: la fotografia infatti è stata estremamente curata, con un draping come sempre eccezionale e uno studio della luce sugli shader molto accurato. La "prospettiva aerea" di leonardesca memoria, apprezzabile nella stereoscopia della sala cinematografica, è esaltata da un superbo uso del colore, che diventa parte integrante del flusso narrativo. Per il giovane Carl Fredricksen (che diventerà il simpatico vecchietto ispirato da Walter Matthau e Spencer Tracy nel corso della storia) la vita insieme alla moglie è piena di colore e luce, poi con l'avanzare dell'età e la perdita di Ellie il quadro assume tinte più fosche, atmosfere più neutre, fino al tripudio di colori improvviso prima dei palloncini, che lo condurranno alla sua nuova vita avventurosa in Sudamerica, poi dell'uccello Kevin, co-protagonista del racconto. Gli scenari in esterna sono una pioggia di elementi parametrico-generativi scriptati, dalla folta vegetazione della foresta sino alla distesa rocciosa desertica prima delle "cascate Paradiso".
Dal punto di vista tecnico, RenderMan e Marionette non smentiscono la loro fama, utilizzati con la consueta maestria dai ragazzi di Emeryville. La cinematica dei personaggi ha raggiunto una maturità che personalmente ritengo possa essere vantabile solo da Pixar. Le geometrie antropomorfe sono complesse e molto meno cartoon, sebbene credo che alcuni modelli siano stati recuperati da lavori precedenti come autoreferienziazione (ho notato somiglianze evidenti ad esempio nella madre adottiva del piccolo Russel, a fine storia, con la Elastigirl degli Incredibili, o l'uccello Kevin che ricorda il protagonista del corto "For the birds").
La sceneggiatura , volenti o nolenti, è in tutto e per tutto Disney. Ecco quindi quel perbenismo moralista che pervade un po' in lungo e in largo il racconto, anche se gli argomenti della vita e della morte, dello scorrere della vita tra amore e perdita, sono trattati con una poesia che li rende commoventi ma nel contempo quasi leggeri, quasi mete da conseguire per dare un senso all'esistenza. Up è il primo film Pixar a mia memoria dove ho visto comparire a schermo del sangue o rappresentare la morte (non citerò dove e perchè per chi non avesse ancora gustato questo capolavoro!): Russel, il giovane co-protagonista dai tratti asiatici, è il classico esempio Disney del bambino che deve crescere senza la figura del genitore ma che troverà nell'anziano scorbutico un nuovo padre.
Le gag poi sono gustosissime: per citarne solo un paio, la rana trattata come una radiosveglia, o il dirigibile parcheggiato nello spazio disabili di una gelateria.
Ancora una volta grazie John Lasseter, non ci resta che attendere Toy Story 3, per tornare ancora una volta bambini.
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